Cambio casa

1 01 2012

Questo blog è diventato più adulto e si è trasferito in una casa tutta sua. Grazie a WordPress per l’ospitalità gratuita 🙂

 

Trovate i vecchi e i nuovi post qui: http://maurizionasi.it





Il post con il viaggio in Indonesia

30 08 2010

Quando qualcuno mi chiede come è andata la vacanza, quali sono i posti da visitare assolutamente, cosa ho da raccontare, mi sento come se non avessi studiato la lezione e mi guardo intorno in cerca di un suggerimento . In genere dopo un po’ imparo una risposta sensata e la rifilo a tutti a prescindere dalla domanda (a meno che non siano le domande di mia madre, che è incuriosita da aspetti come “loro guardano la tv a tavola?”). Ho capito che vivo i viaggi in modo lineare, ma li immagazzino a macchie, per pennellate: se solo sapessi disegnare questo sarebbe l’unico modo sensato per raccontarli.

Ecco, disegnerei due ragazzi su uno scooter rosa che seguono un’infermiera indonesiana e una loro amica, le due senza casco, in mezzo a strade caotiche o piccole vie deserte circondate da templi. La ragazza si lascia trasportare senza sapere dove sta andando, si volta e sorride, alzando le spalle. I ragazzi ripartono di sera, attraversano cento paesi tutti diversi, prima le vie d’argento, poi quelle di legno, poi quelle di pietra, intorno si vedono ancora palme, terrazze di riso verdi anche all’imbrunire e aquiloni in cielo. Nel fumetto metterei delle note musicali, perché i due ragazzi stanno canticchiando, la strada è lunga e la sera è fresca. In basso a destra scriverei: Ubud, isola di Bali, 15 agosto 2010

Volterei pagina per disegnare dei punti colorati sul bordo di un vulcano, tende a cui si arriva dopo otto ore di cammino. Dovrei riempire un fumetto con i suoni di chi ansima, perché i due ragazzi sono stanchi e la forza per fare ancora qualche metro è terminata ore fa, più o meno quando hanno superato le nuvole a 2000 metri. I due si affacciano su uno strapiombo, una parete liscia e ripida che scende fino a un lago da cui emerge un altro vulcano attivo. Qui dovrei riempire un fumetto di silenzio. Una nuvola entra piano nello spazio vuoto, lentamente si mangia il lago e resta solo il fumo. I vestiti sono mossi da un leggero vento che porta con sé la notte, di quelle così buie che le stelle ti cadono addosso, ma loro non sanno riconoscerle perché sono in un altro emisfero, allora guardano i fuochi accesi per cucinare, entrano nella tenda e sorridono, prima di addormentarsi per terra senza accorgersene. Qui scriverei: Rinjani, 2639 metri, 8 agosto 2010

Infine vorrei una tavolozza con i colori primari per dipingere il blu intenso dell’acqua, il bianco delle onde e il giallo della spiaggia che si allontana; altri colori mescolati per il legno scrostato di una barca con sopra troppe persone, facce diverse, lingue diverse, espressioni diverse, con lo sguardo verso il mare e con i piedi appoggiati sugli zaini bagnati. Nel fumetto le parole non avrebbero senso, sovrapposte come sono e confuse dal rumore del motore. I due sono seduti, anzi aggrappati, a diversi lati della barca e vedono spuntare dall’acqua un branco di pesci, di quelli che saltano, all’inizio sembrano solo tanti riflessi di un’onda più corta, poi saltano di nuovo, e di nuovo, guarda ancora e alla fine spariscono. Qui vorrei sapere disegnare abbastanza bene da mostrare l’espressione di uno dei due, sorpreso perché non è mai stato in un mare così grande, teso perché non è mai stato su una barca così vecchia, curioso perché sta andando in un luogo che non saprebbe nemmeno posizionare su una mappa. In basso a destra scriverei: Oceano Indiano, al largo di Gili Meno, 12 agosto 2010.





La Lega degli Enigmisti Infingardi

22 06 2010

Ieri sera, mentre giravo in bici per le strade di Milano, ricevo una telefonata che mi avvisa che è finito il gioconeFF2, ovvero, a quanto ne so, l’unico social game pensato per Friendfeed.

Adamo, creatore, notaio e patrono del gioco ha dichiarato vincitore Clockwise, e pazienza.

Quest’anno per arrivare alla finale si sono dovute superare tre tipologie di prove: quelle di ingegno, amatissima dagli appassionati di logica e enigmistica, quelle di fortuna, tra cui un dungeon come nei mitici libri-game, e quelle social, in cui occorreva fare squadra e creare qualcosa per accaparrarsi i favori della social community.

Uno dei grandi meriti del giocone è proprio di farti cimentare con prove assolutamente diverse tra loro e farti scoprire che in fondo non te la cavi così male. Io festeggio il mio decimo posto pubblicando il racconto che ho scritto per un livello social. Uniche regole del gioco: iniziare con la frase “non mi ero mai divertito così tanto in vita mia” e non superare le 30 righe. Per il breve racconto che segue ringrazio l’occhio attento e scaltro di Paperdoll, editor d’eccezione.

La Lega degli Enigmisti Infingardi

Non mi ero mai divertito così tanto in vita mia come quando, il 4 aprile, trovai questo
annuncio nella Gazzetta di Parmia. “La Lega degli Enigmisti Infingardi (ex Infallibili)
cerca nuovi adepti. Si fornisce un’uniforme, un cacciavite, sale grosso e un paio di
sandali da scoglio. Astenersi perditempo”. Spiccava non poco in mezzo ai soliti, noiosi
messaggi: “Smarrito uno steatopigio. Contattare Jackie la Troia. Lauta ricompensa”,
oppure “Mauricio l’autista insegna a usare la eeeh a bordo della sua monovolume”. Ero
divertito, certo, per il tono vagamente surreale: e anche non poco incuriosito.
Grazie alle mie fonti, venni a sapere che, prima di questo annuncio, nella Lega degli
Enigmisti Infingardi (già Infallibili) si erano vissuti giorni di terrore: il Grande Capo
Solutore aveva convocato il Consiglio dei Saggi senza rivelare l’ordine del giorno.
Erano passati tredici anni dall’ultima convocazione e allora erano servite sette notti per
decidere se nello spettro dei colori il nero andasse prima del rosso o dovesse essere
completamente eliminato. Rosmunda l’Anagrammista aveva provato a cercare un
indizio nella lettera di partecipazione, ma l’unica soluzione che era riuscita a trovare
suonava come un incomprensibile “Livello trenta, arriviamo!”. Si erano addirittura
radunati tutti prima dell’inizio, per elaborare un piano di fuga: avevano escluso solo il
Garzone delle Parole Facilitate, poiché inaffidabile e la Pocodibuono delle Soluzioni
del Numero Precedente, perché sempre in ritardo. Si era stabilito che no, non serviva
un’imbiancatura, l’insegna poteva restare con una lettera mancante e che non era il
caso di mettere un miscelatore in bagno, quando era suonata la fatale campanella della
convocazione al Consiglio.
Il Grande Capo Solutore entrò nella Sala Concentrica tenendo in mano un vecchio
libro che nessuno aveva mai visto. «Fratelli – esordì – quello che ho in mano è il più
grande tesoro della Lega degli Enigmisti Infingardi (furono Infallibili). Questo è l’unico
libro di profezie che si avverano veramente, il celeberrimo Visoni, Visioni e Previsioni
di Gaia Sorcini». Tutti si alzarono in piedi presi dal panico, inquieti e al tempo stesso
curiosi di conoscere il loro futuro: la Sgarzola delle Ultime Parole Famose non riusciva
ad aprire bocca, l’impassibile Vegliardo Senza Schema sbatteva la testa contro il muro,
quell’eterna indecisa della Susi non sapeva più chi chiamare. «Amici – disse il Grande
Capo alla fine – il libro parla chiaro: dobbiamo unire le nostre forze e trovare nuovi
talenti. La profezia annuncia oggi la nascita di colui che ci spazzerà via con un sorriso
sornione e un’alzata di sopracciglio: Adamo Lanna». E la ricerca incominciò.





Games e Facebook: tre esempi di integrazione

12 04 2010

Ultimamente si è parlato molto dello storico sorpasso di Facebook su Google: certo alcuni hanno fatto notare che la notizia racconta solo una parte della verità, ma è indubbio che ormai il social networking sia una delle principali attività online e che Facebook per molti sia diventato sinonimo dell’interno web.

Questo fenomeno ovviamente interessa molto anche alle aziende che cercano di utilizzare Facebook come piattaforma di relazione e/o comunicazione: se infatti vi sono già meccanismi abbastanza consolidati per il posizionamento su Google, in termini di search engine marketing, per riuscire ad avere visibilità nei profili degli utenti occorre che questi ultimi compino direttamente un’azione per aprire la porta della loro casa, in cui si ritrovano con gli amici.

Alcuni esempi interessanti in questo senso sono legati ai games.

Il primo è Prototype, un action-adventure dell’Activision, uscito da noi lo scorso giugno. Andando sul sito del gioco e utilizzando Facebook Connect si ha una piacevole sorpresa: tra le proprie foto caricate online, ne vengono scelte casualmente alcune che poi sono inserite nel trailer del gioco. Nel trailer personalizzato vengono utilizzate anche le informazioni personali che si sono rese pubbliche su Facebook, aumentando la sensazione di essere veramente parte della storia. Inoltre alcune persone presenti nelle nostre foto vengono praticamente cancellate, coerentemente con la trama di Prototype: il gioco si svolge infatti in una New York infestata da un’epidemia che trasforma le persone in mostri.

Per esempio nel mio caso tra le foto selezionate ce ne è una buffa in cui mimo una scena dell’orrore con una ex-collega (non so se si tratti di fortuna o abilità) e hanno cancellato la faccia di una mia amica mentre ci atteggiamo come i ragazzi di Glee. C’è qualcosa di Scary Movie in tutto questo.

Ovviamente alla fine viene fornita l’opportunità di mostrare ai propri contatti questo video, e trattandosi non di una forma di pubblicità ma di un contenuto di entertainment dove le persone vengono messe al centro dell’azione e dell’attenzione, diventa uno stimolo mostrarlo ai propri contatti ed entrare quindi a fare parte della campagna.

Il secondo esempio è legato al film Tron: Legacy, che racconta la storia di Sam Flynn impegnato nelle indagini sulla scomparsa del padre Kevin, ex dipendente della ENCOM, società per la quale realizzava video games. Trattandosi del seguito di un famoso film degli anni ’80 che ha dato vita anche ad alcuni video game, insomma un classico per nerd di diverse generazioni, gli autori hanno dato vita a un viral game, ovvero una sorta di ricerca di Kevin online basata su tracce e indizi che vengono dati a poco a poco sul sito. Questa operazione ricorderà a molti l’ARG ideato per The Dark Knight.

I progressi nella ricerca del personaggio scomparso possono essere mostrati ai propri amici sempre via Facebook Connect. Personalmente sarei stato fiero di riuscire a risolvere un “livello” tanto bello quanto frustrante (per chi non ci riesce): aggirarsi per una grande città di pixel e riconoscere i 56 video games che si incontrano nel percorso. I vincitori vengono assunti alla ENCOM e ricevono un badge per partecipare a una festa a San Francisco. Come lo so? Perchè qualcuno ce l’ha fatta e giustamente se ne vanta.

L’ultimo caso che mi ha colpito viene invece da Israele e a differenza degli altri non parte da un gioco per arrivare a Facebook, ma usa un gioco di Facebook per portare al prodotto. Si tratta di una campagna per lanciare la variante alle noccioline di uno snack al cioccolato, tale Elite Taami Nutz: Zynga, i creatori del fenomeno Farmville, renderanno disponibile dal 14 aprile il primo raccolto sponsorizzato, proprio quello di noccioline, che finora mancava nel gioco. Oltre ai semi ci sarà anche una sfida in cui si chiederà ai farmer di usare creativamente il raccolto all’interno della propria fattoria.

Per chi fossi interessato, Mashable ha pubblicato anche i prezzi dei semi: costano 20 crediti, si vendono per 78 crediti e il raccolto viene ottenuto in 16 ore.

In sintesi, questi tre esempi mostrano a mio avviso tre vie per essere visibili su Facebook:

  • utilizzare il materiale già caricato e generato su Facebook in maniera ludica e personalizzata
  • creare dei livelli di sfide progressivi e fornire badge da mostrare
  • inserirsi in modo coerente e costruttivo in un contesto già affermato aggiungendo nuove feature

Conoscete altri esempi che ritenete interessanti?





Friendfeed: dieci suggerimenti per partecipare alla festa

17 03 2010

Oggi non parlerò di gaming, ma proverò a scrivere alcune considerazioni sui  social network e i party.

Numerose ricerche ci testimoniano che i social network sono una delle attività di maggiore successo e interesse per gli internauti: personalmente passo-perdo-investo gran parte del mio tempo online su Friendfeed e mi capita spesso di pensare a quanti e quali meccanismi si creino al suo interno.
Immaginando Friendfeed come una festa a cui tutti possono potenzialmente partecipare, diciamo la FriendFeast, secondo me è bene tenere a mente alcune delle seguenti dritte:

1.    È più comodo arrivare con un invito: ogni festa ha i suoi imbucati, si sa, e in ogni festa ci sono quelli che si aggirano solitari con in mano un’oliva all’ascolana e un rosè. Prima o poi si conosce qualcuno, ma dipende quanto si è pazienti o socievoli. Se invece venite presentati da chi è già alla festa da un po’, come ha fatto LaFra con me, troverete più facilmente qualcuno che mi rivolgerà parola e brinderà con voi. Insomma, se siete appena arrivati e non conoscete nessuno, provate almeno a imbucarvi nel cocktail di benvenuto.
2.    Non presentarsi a mani vuote: anche se non vedete l’ora di avventarvi sul buffet, è buona norma portare qualcosa alla padrona di casa, che sia il vino, il gelato, o cappellini e trombette. Ovvero portate alla FriendFeast la vostra attività in rete, fate capire che avete qualcosa da dire, se conoscete già qualcuno fatevi riconoscere (presentarsi sempre con lo stesso nome è un buon inizio): gli altri avranno l’impressione che non siete lì per caso, che non ve ne andrete prima della tombola e che anzi potrebbero incontrarvi in altre feste. Tra l’altro la FriendFeast è un ottimo modo per dare visibilità a quello che portate, dato che se è buono gli altri vi faranno almeno un sorriso.
3.    Cercare i propri simili: non è bello arrivare a una festa e trovare qualcuno vestito esattamente come noi, ma forse è peggio vestirsi da fatina quando tutti hanno la spilla da balia in bocca. La cosa più comoda è iniziare a parlare con chi ci somiglia. Se siete imbellettati come Rossella O’Hara, cercate qualcuno che apprezzi il cinema, se vi atteggiate come Master Chief, cercate qualcuno che capisce chi siete: è una festa molto grande, trovare chi ha i vostri stessi gusti è un buon modo per farvi conoscere senza essere invadenti.
4.    Chiedere consiglio: alle persone piace sentirsi importanti e dare la propria opinione anche se non richiesta. Tra l’altro ci sono alcuni che hanno un’opinione granitica su praticamente tutto lo scibile umano. Se vi aggirate per la festa chiedendo come si usa la carta da forno, quale conto corrente aprire o quale canzone d’amore vi strugge di più, probabilmente qualcuno vi risponderà e potrete farvi un’interessante idea di quello che pensano gli altri.
5.    Andare in salotto a vedere la tv: una delle cose divertenti di questa festa è che si può tranquillamente andare a vedere la tv e nessuno si offende, anzi, si trova spesso il divano già occupato. L’unione fa la forza e se prima era da sfigati restare in casa a vedere San Remo mentre tutti uscivano, alla FriendFeast si esce con gli altri restando tutti a casa propria a vedere San Remo. Non è vero che i più “cool” della festa non vogliono la sala tv, solo che la vogliono in un posto che per loro è cool e che li faccia sentire tali per dare vita al gruppo d’ascolto.
6.    Comprare la cartella per la tombola: quando la conversazione cala e il buffet scarseggia, bisogna sperare che i padroni di casa abbiano organizzato un gioco. Giocare insieme è da sempre uno dei modi più spassosi per socializzare, soprattutto se la tombola prevede la collaborazione di più persone e se chi l’ha organizzata sa come funziona la festa. Questa persona si guadagnerà fama e gratitudine.
7.    Scovare le stanze segrete: ogni festa che si rispetti ha i suoi privè, le stanze dove ci si imbosca, dove la calunnia è un venticello, dove senza un invito non entra nemmeno la luna. Qui c’è poco da fare, giocatevela bene nella sala principale e quando qualcuno vi fa l’occhiolino, non fatevi sfuggire l’occasione.
8.    Uscire dalla torta ed esibirsi: qualcuno deve pure fare animazione. Si sa, chi si espone si prende gli applausi e le critiche, ma in fondo fa un piacere a tutti dando qualcosa di cui (s)parlare. Potete mettervi improvvisamente a cantare, potete piazzarvi su un tavolo e fare polemica, potete anche fingere di dire qualcosa sottovoce sapendo che vi sentiranno tutti. Magari vi daranno delle trequartiste, ma tutti sapranno chi siete se è questo che volete.
9.    Parlare di altre feste: per alcuni andare a un party è un impegno, per altri un’occasione, per altri ancora quasi una professione. Se vi piace organizzare incontri, siete nel posto giusto per dirlo e per fare in modo che qualcuno venga. Spesso il successo della vostra iniziativa è misurabile dalla quantità di lamentele degli esclusi e sappiate che chi parteciperà farà di tutto per farlo sapere agli altri immortalandosi gli uni con gli altri con le reflex in una specie di mezzogiorno di foto.
10.    Fare i complimenti alle piastrelle: prima di uscire, ricordatevi di dire qualcosa alla padrona di casa, ringraziatela, fatela sentire apprezzata. Alla fine la maggior parte delle persone è alla festa per un solo motivo, ma si può sempre raccontare che si era interessati alle piastrelle.

Alla fine l’unica cosa che mi manca è cronista indiscreta della festa, una Gossip Girl che sia “your one and only source into the scandalous life of the FriendFeed elite”, ma chissà, magari è in una stanza segreta in cui nessuno mi ha invitato.





Need for speed Shift: la corsa dei banner

20 01 2010

Dall’Olanda viene una interessante case history per il lancio di un videogame.

L’Electronic Arts, per promuovere Need for Speed SHIFT, ha deciso di utilizzare gli spazi banner come una vera e propria piattaforma di gioco, creando una corsa di auto simile a quella che si può avere in un gioco online utilizzando però l’advertising.

Su una serie di siti di gaming e di auto sono stati pianificati banner attraverso i quali le persone potevano giocare, sfidarsi gli uni con gli altri, passando da un sito all’altro, e raccogliere i risultati finali in un sito creato ad hoc per la campagna.

Ovviamente per incentivare i naviganti a giocare (a me basterebbe la corsa, ma capisco di non essere particolarmente rappresentativo) il vincitore si è portato a casa una racing chair con il gioco e un mini-fridge di Coca Cola Zero. Tra l’altro Coca Cola risulta essere anche lo sponsor del ranking, per cui mi chiedo se per EA si sia trattata anche di un’aggiuntiva opportunità commerciale.

Come hanno dichiarato gli autori di questa campagna:

Combined, all 5 websites form a Grand Prix. Players can save and cumulate their scores across all five websites, by creating an online Driver Profile.

Perchè mi è piaciuta quasta campagna?

  • perchè cerca di utilizzare il videogame non solo come un prodotto, ma anche come un linguaggio in comunicazione
  • perchè ha creato un uso interattivo del banner, a dimostrazione del fatto che come formato pubblicitario non è morto, ma deve integrarsi con il contenuto che promuove e con il flusso di navigazione degli utenti
  • perchè avrebbe coinvolto anche me, pur non essendo un grande appassionato di racing games

Che ve ne pare? A voi vengono in mente altre comunicazioni di videogame che hanno fatto un uso interattivo dei classici spazi pubblicitari? E già che ci sono, avete qualche suggerimento per giochi di corse?





3. Invito a cena con libro (io con Pigmeo)

30 12 2009

Non gliel’ho mai detto, ma la mia amica Maddi pare un target: giovane, laureata e masterizzata, milanese, neo mamma, sempre connessa, con l’iphone. Una che il pomeriggio si guarda le esterne di Uomini e Donne e intanto manda le mail agli amici e magari organizza una cena di Natale.

Non so voi, ma per me fare regali a tutte le persone a cui sono affezionato è una fatica notevole, e non so voi, ma a me piace molto regalare storie, perché oltre all’oggetto fisico si regala un mondo, un modo di pensare, una visione delle cose. Però come si fa a tenere conto di tutte le storie che hanno letto gli altri? Ogni volta che qualcuno mi dice “ho letto – ho visto – ho giocato a” dovrei mettere mano alla moleskine e segnarmelo: sai che entusiamo. Ora qualcuno mi dirà che c’è una bellissima applicazione per iPhone che fa questo al posto tuo, è gratuita e integrata con twitter… ma io ho al massimo l’INQ1 per un mese.

Per cui a casa di Maddi si organizza la pesca, la riffa, il lotto dei libri: ognuno ne compra uno, lo impacchetta, lo mette sul tavolo e a fine cena si procede all’estrazione, che consiste banalmente nel fatto di buttarsi nella mischia e arraffare il pacchetto che ispira di più. Le uniche regole sono: nessuno può prendere il libro che ha portato, se uno pesca un libro che ha già lo può barattare, essere neomamma o padrona di casa non costituisce titolo preferenziale per estrarre prima.
Tanto per stare tranquillo, io ho girato agli altri il link alla mia pagina di anobii, dove ci sono i libri che ho letto nell’ultimo periodo.

Quest’anno ho portato Pigmeo, di Palahniuk, contravvenendo a un mio principio: non regalare libri che non ho letto. Pigmeo però mi è sta mandato via Gallizio con il preciso scopo di “farlo girare”, dato che per il successo di un libro si può contare su due elementi: o spendere molto in pubblicità e promozione media (vedi Vespa) o stimolare/sfruttare il passaparola (vedi L’eleganza del riccio). Purtroppo non ho fatto in tempo a leggere Pigmeo, dato che era nello zaino disperso a San Pietroburgo, ma per rispettare l’impegno preso ne ho comprata una copia per la riffa, ho motivato la mia scelta davanti agli altri e ora aspetto che il nuovo possessore del libro mi dica cosa ne pensa.
Qualcuno di voi lo ha letto?
Per la cronaca, io ho estratto un saggio di James Hillman, “Senex e Puer”, e una volta visti tutti i libri forse quello che mi ispirava di più era “Taglia e cuci” della Satrapi.

Nota finale, sempre all’insegna del passaparola: facendo il punto di fine anno, i libri che mi hanno più colpito nel 2009 sono stati “Atonement” (Espiazione) di McEwan, “Never let me go” (Non lasciarmi) di Ishiguro e “Il sergente nella neve” di Rigoni Stern.





Auguri con Christmas Light Hero

25 12 2009

Stanchi dei soliti addobbi? Indecisi tra le decorazioni blu e argento o rosso e oro? Annoiati dai Babbo Natale impiccati ai balconi e stritolati dalle loro scalette?

Bene, potete sempre trasformare il vostro cortile con Christmas Light Hero come ha fatto Ric Turner. Basta avere una chitarra Wireless della Wii e 7 light controllers realizzati da Light-O-Rama. E non dimenticatevi di leggere con attenzione le istruzioni dell’ideatore e di procurarvi una buona assicurazione.

Dopo di che potete anche sostituire la tombola condominiale invitando i vicini a giocare e sfidandoli a battere il vostro punteggio.

Auguri a tutti i giocatori





Una nota privata, ai bordi del Natale

24 12 2009

Anche se non credo, ogni anno vado alla messa di Natale con famiglia e con parenti.

Mi piace il posto in cui andiamo, è la chiesa di un ospizio, è un luogo piccolo, immediato, privo di trucchi, dove le cose restano con il loro nome, anche se è Natale, e il freddo resta freddo, i vecchi restano vecchi, le suore restano coi baffi e sbagliano gli attacchi dei cori. Mi piace perchè so che nella abitudine dei gesti e delle parole finirò per distarmi e vagare. Mi siedo, dico quello che mi dicono di dire, faccio quello che mi fanno fare; so le parole a memoria, mi ricordo il tempo dei gesti, non serve che mi concentri. Cerco i visi degli estranei attorno a me, mi immagino cosa pensino, mi passano davanti agli occhi i frammenti di un anno, poi dell’infanzia, poi di domani, poi modifico con l’immaginazione le cose che sono già accadute e le immagino diverse, le cancello, le distorco, poi guardo i visi dei familiari e provo nostalgia per le cose che non so più dire, mi accuso di un silenzio che voglio continuare ad avere e che mi fa male e bene allo stesso tempo, poi vedo lei che rappresenta tutto quello che non vorrò mai essere, e lui che rappresenta ciò che temo di diventare, e loro, con il loro tradimento e i loro inganni, con il piccolo che ride e che li fa ridere e penso che l’amore è imperfetto e questo è tutto quello che riesco a pensare sull’amore.

Stringo la mano, non do soldi, non mi comunico, a volte intercetto note, mi dedico quest’ora ogni anno in cui non sono nè me, nè amante, nè amico, nè figlio, nè parente, nè ateo, nè credente, sono solo immaginazione senza conseguenze.





2. Un mese con l’INQ1

23 12 2009

Come forse alcuni di voi sapranno, a Istanbul (città davvero magica) ho lasciato non solo un pezzo di cuore, ma anche il cellulare, mettendolo in lavatrice il giorno della partenza dall’appartamento. Dato che non amo particolarmente i cellulari – per dire, non telefono quasi mai e mando per lo più sms – invece che comprarne uno nuovo, ho riesumato il mio atavico Nokia 3310, ancora funzionante: ok, la batteria non è solidissima e bisogna premere con decisione lo zero, ma insomma, è una certezza.

Poi su Friendfeed ho iniziato a notare che la 3 sceglieva dei tester per provare l’INQ1, che nella mia mente è il telefono di Facebook, e ho deciso di alzare la manina.

Il prof mi ha chiamato dicendomi di provarlo fino alla fine dell’anno, io ho fatto i compiti e qui di seguito trovate lo svolgimento (nella speranza che il prof decida di darmi i compiti tutto l’anno!).

Packaging: non credevo che avrei scritto qualcosa sul pack, dato che in genere lo prendo-lo apro-ravano dentro-lo metto da qualche parte-me ne dimentico finchè non mi serve il PUK. Invece l’INQ1 vive in una bel cubotto con delle carte che ti spiegano i diversi aspetti del telefono, unendo testo e grafica. Una buona scelta dato che ti evita di dover scartabellare ogni volta il libretto di istruzioni.

Internet: ovviamente la parte più interessante del telefono è la sua connessione a internet e in particolare l’accesso immediato a Facebook. Personalmente non uso moltissimo Facebook – in genere guardo le foto degli amici e faccio i giochi di Playfish – ma in questo mese ho riscoperto l’utilità di potere mandare messaggi ai miei contatti, di inserirli direttamente nella rubrica (soprattutto se considerate che la mia precedente rubrica fa la centrifuga in una lavatrice turca) e di cazzeggiare guardando i loro aggiornamenti.

Direttamente dalla schermo principale si accede anche a Skype, che invece mi è utilissimo, sia perchè mi permette di chattare con gli amici sostituendo molti inutili sms, sia perchè mi ha fatto chiamare alcuni amici all’estero, risparmiando soldi e con una buona qualità della telefonata.

Inoltre sempre sullo schermo principale vi è il collegamento diretto al search di google – fondamentale – e l’aggiornamento meteo, che di questi tempi è più interessante della maggior parte dei programmi Mediaset.

Altri servizi: leggendo un po’ di discussioni su Friendfeed ho scoperto l’esistenza di Snaptu, che si è rivelata un’applicazione utilissima per aggiornare il mio twitter (che mi aggiorna a sua volta Facebook e Friendfeed), ma anche per leggere le news del Guardian, che in effetti leggo anche online, info sui film, notizie da siti come Repubblica e blog come Perez Hilton e il collegamento al mio Flickr.

Pro e contro: a livello di usabilità e navigazione mi sembra un buon telefono, funzionale ed intuitivo (la tastiera è la stessa del cellulare a cui sono abituato), soprattutto se considerate che non ho mai navigato via mobile; un difetto che ho riscontrato è il fatto che ogni tanto si spegne anche se è carico, e devo togliere e rimettere la batteria. In realtà potrebbe essere un problema del mio telefono, e non generale, o un effetto collaterale del gelo di questi giorni 😉

Per avere una dettagliata descrizione tecnica del telefono, vi rimando al post di Beggi sull’INQ1.

Vi racconto invece due situazioni in cui il telefono mi ha fatto compagnia questo mese: un weekend a San Pietroburgo e una giornata a Roma.

San Pietroburgo:  ho avuto la brillante idea di passare il ponte di Sant’Ambrogio a San Pietroburgo, dove ho rischiato di ibernarmi, di crollare alla quinta ora di visita dell’Ermitage e in cui mi sono fatto rubare lo zaino (ne approfitto per dire alla 3 che mi hanno rubato anche il caricabatterie, devo ricomprarlo? 😉 ).

Avendo dimenticato la digitale a casa, ho usato l’INQ1 per fare foto in giro per la città e soprattutto nei musei, evitando tra l’altro di pagare il sovraprezzo per le fotografie. Ecco una dimostrazione di me che faccio una foto del risultato:

Per chi volesse vedersi tutte le foto, può farlo qui. Ho fatto il trasferimento da cellulare a Mac via bluetooth.

Roma: ho passato una giornata per lavoro a Roma, la riunione è finita alle 14 invece che alle 17, avevo il treno alle 18 e mi sono ritrovato con 4 splendide ore di cazzeggio. Allora ho mandato un messaggio via Facebook ad un amico di cui avevo perso il numero (ho già detto della lavatrice?), ed ho passeggiato chattando via skype con Candyinprogress, chiedendo consigli in diretta su cosa visitare.

Infine, dato che il treno ha avuto un’ora di ritardo, ne ho approfittato per ascoltare un po’ di musica via Youtube, presente nel menu principale, e in particolare mi sono esaltato con la Cortellesi.

A fine anno resto ufficialmente senza cellulare: torno al mio 3310 o ne compro uno nuovo?